Il lavoro del correttore di bozze, si sa, è trovare gli errori. Un’insidia sottile e pericolosa sta nel correggere inavvertitamente un testo con note che contengono degli errori, o che possono generarli.
Soprattutto quando le correzioni alla bozza vengono suggerite tramite note in Acrobat, affinché l’impaginatore le inserisca, esistono due tipi di rischi. Il primo è digitare nella nota un testo contenente un refuso. Istintivamente tendiamo a concentrarci sulla correttezza mentre leggiamo e può capitarci di cadere in errori di digitazione quando si tratta di scrivere a nostra volta. Ma l’impaginatore probabilmente non sa di cosa parli il file cui sta lavorando, non ha tempo di leggere con attenzione la nostra correzione e potrebbe non essere abituato a far caso ai refusi quanto un redattore “puro”: potrebbe copiare e incollare la parola che abbiamo scritto male generando un nuovo errore. Al quale, se nessuno si occuperà di riscontrare le nostre correzioni o di fare una rilettura ulteriore, non esisterà rimedio.
Un rischio differente, più facile da evitare, consiste nel dare indicazioni ambigue, troppo sintetiche o incongruenti quando si chiede di fare una modifica al testo. Chi inserisce le correzioni deve essere messo nelle condizioni di capire, senza possibilità di equivoco, cosa gli state chiedendo di fare.
Un esempio pratico: lasciando la nota come appare nel primo screenshot non stiamo indicando con sufficiente chiarezza che, oltre a togliere il trattino (la modifica che risulta più evidente nella nota), noi vogliamo anche che il testo sia messo in tondo e che la r minuscola diventi maiuscola.
Per chiarire le nostre intenzioni, meglio esplicitarle come si vede qui sotto. Per farlo, meglio usare un segno riconoscibile (come le parentesi quadre) per distinguere la correzione vera e propria dalle ulteriori indicazioni che la caratterizzano, ma che non dovranno finire nel testo. (In caso contrario, non crediate impossibile che un impaginatore trasformi “risk-oriented” in “Risk oriented tondo, senza trattino, con R maiuscola”.)
Quando le correzioni non sono molte, conosciamo poco l’impaginatore o sappiamo che è (pur se magari molto esperto sul piano grafico) scarsamente abituato a occuparsi delle modifiche ai testi, possiamo “esagerare” e rendere ancora più chiaro l’intervento da fare, per esempio come segue.
Il sistema perfetto e a prova di fraintendimento forse non esiste. Concordare con l’impaginatore un codice di comunicazione (che sostituisca sostanzialmente i buoni vecchi simboli per la correzione di bozze) e utilizzarlo sempre, senza eccezioni, è probabilmente il modo migliore per aiutarlo a fare un buon lavoro senza costringerlo a rattoppare le mancanze di chi lo precede. Cioè noi.
Il bello è che correttori che fanno ‘sti errori lavorano, e tu che lavori meglio di loro stai a casa a mandare cv come lame rotanti e in cambio ricevi solo commiserazione.
Tutti i correttori possono fare errori, persino quelli più esperti, come per ogni professione. D’altro canto purtroppo è vero, il mercato del lavoro editoriale non è facile.
Dire che tutti (gli esseri umani, non solo i correttori, a questo punto) possano fare errori è ovvio e banale. Il punto è che ci sono errori ed errori, e chi per lavoro corregge si mettesse una mano sulla coscienza.
Mi sono affacciata sugli ambienti editoriali medio-piccoli da un annetto, e di tutta ‘sta presunta bravura non ho visto nemmeno l’ombra. Piuttosto ho visto tanto snobismo, tanta ipocrisia e tante ma tante raccomandazioni. “Come per ogni professione”. Non sono arrogante, sono solo stanca e incazzata.
Tra i requisiti per lavorare in editoria che avete elencato di recente, aggiungeteci un bel “Raccomandato”. Non si può più fare gli ipocriti o i buonisti, non è davvero più tempo ormai. Bisogna essere onesti. Per sé stessi. Per chi merita di lavorare nell’editoria e invece lavora nei campi.
P.S. Aggiungo che il correttore di bozze di per sé dovrebbe essere la persona più scrupolosa del mondo, altrimenti ha sbagliato lavoro. E allora lo riconoscesse, andasse a fare un lavoro che non richiede scrupolosità e lasciasse il posto libero a un altro. Così finalmente i lettori non saranno più costretti a spendere tanti soldi per un libro Mondadori o Einaudi pieno zeppo di refusi imbarazzanti. Amen.