Correzione bozze: le parole del mestiere

Glossario di correzione bozze: i termini tecnici del settore per non trovarsi impreparati al momento di cominciare a lavorare nell’editoria.

Come tutti i mestieri, anche quello del correttore bozze comporta una serie di termini tecnici ed espressioni tipiche del settore che possono risultare oscure per il neofita.

Pensando al possibile imbarazzo dello stagista gettato in pasto alla macchina dell’editoria senza preparazione, o forse ricordando il tempo in cui gli stagisti gettati in pasto eravamo noi, abbiamo pensato di raccogliere un glossario orientativo che pubblicheremo in ordine ragionato.

Contiamo sul tuo aiuto per raccogliere le definizioni che possono esserci sfuggite!

Cominciamo dai fondamentali…

Le prime cose da conoscere nel lavoro di correzione

Le parole fondamentali per cavarsela il primo giorno di lavoro. Trovi indicazioni sulle procedure anche nel post Oddio, la mia prima bozza!

Bozza

La bozza è ciò che il correttore deve correggere; il nome può indicare sia un file (Word, Pdf o in altri formati), sia la versione stampata del file. Per esempio, questa è una bozza in Pdf pronta per la lettura:

Questa, invece, è una bozza cartacea stampata a partire da un file Word, annotata con i simboli di correzione bozze:

In una bozza, è bene averlo chiaro e non sempre viene spiegato, non ci interessa solamente il testo ma tutto: immagini, organizzazione degli spazi, font e corpo (vedi)…

A seconda dello stadio di lavorazione, potrai sentir parlare di prima bozza, seconda bozza, terza bozza, cianografica (vedi). Queste espressioni si riferiscono alla fase di produzione: potrai capire meglio come funziona guardando questo video tutorial, o seguendo le lezioni dei nostri corsi.

La bozza non deve fuggire per il mondo per nessuna ragione: anche quando è invecchiata, non usarla per la lista della spesa, non buttarla via senza strapparla in mille pezzi, non abbandonarla in una chiavetta USB sul sedile del treno. Sia per te come la katana per il samurai (insomma, quasi).

Cartella, battuta, rigo

Sono le unità di misura dell’editoria. Una cartella generalmente corrisponde a 1800 battute (= caratteri, quindi anche gli spazi, le virgole…), anche se in certi ambiti si utilizza la cartella da 1500 o 2000 battute spazi inclusi.

Per capire come si calcola il numero di cartelle e il numero di battute di un testo, guarda questo tutorial.

Il rigo è invece una riga di testo, idealmente quella che occupa l’intera giustezza (vedi). Nei formati più comuni, un rigo conta in media circa 60 battute.

Alto/basso

Abbreviato A/b, significa “con l’iniziale maiuscola e il resto delle lettere minuscole”. Se ti chiedono di mettere “ONU” in Alto/basso, significa che devi scriverlo così: Onu.

Si può indicare anche con M/m, ovvero “Maiuscolo/minuscolo”.

Controcarattere

Poniamo che, secondo le norme editoriali (vedi), le parole in latino vadano in corsivo. Se trovi un titolo già in corsivo che contiene una parola latina, quella andrà allora messa in controcarattere, ovvero in tondo (che è, per così dire, il “contrario” del corsivo).

Secondo la stessa logica potresti trovare l’indicazione controcolore: immagina un testo in cui, per esempio, il colore dominante del capitolo sia il rosso e quello degli esercizi il verde. Se nel capitolo (rosso) ci sono dei punti elenco che vanno messi in controcolore, significa che vanno messi in verde.

Dida

Sta per “didascalia”.

Controllare le dida significa verificare che ci siano tutte, che siano numerate nella giusta sequenza, che siano pertinenti con l’immagine (o il grafico, o la tabella…), che la font e il corpo (vedi) siano uniformi.

Manoscritto

Spesso si sente usare questa parola per indicare l’originale inviato dall’autore, non ancora sottoposto ad alcuna revisione.

Non significa necessariamente che sia scritto a mano, naturalmente: in genere è un file Word.

Refuso

Nel linguaggio comune è l’”errore di stampa”: una parola scritta con una dopia sola, messa al posto di un’altra smile; in questa frase ce ne sono due, li hai trovati?

Ricorrenti

Le (o i) ricorrenti sono degli elementi che tornano sistematicamente a esprimere un dato significato.

Per esempio: una piccola scritta o un’icona elaborata graficamente che identifica gli esercizi di un manuale; un segno grafico colorato che distingue i box; una testatina aggiuntiva a piè di pagina che segnala l’argomento o lo scopo del testo.

Si trovano soprattutto nella scolastica e nei manuali tecnici.

Simboli o segni

Le correzioni eseguite su carta dovranno risultare chiare e inequivocabili per chiunque prenda in mano la bozza.

Per questo da molto tempo sono in uso degli appositi simboli per la correzione di bozze, i segni UNI, che trovi descritti nel dettaglio qui e qui.

Sono piccoli elementi grafici che si appongono all’interno della parola su cui intervenire, si riportano al margine della pagina e si completano con la correzione.

Vive 

Se hai segnato a penna una correzione sulla bozza cartacea (per esempio hai eliminato un aggettivo) e poi hai cambiato idea, non armarti di bianchetto: disegna un circolo intorno alla correzione lungo il margine della pagina e scrivici accanto “VIVE”.

Significa che quella correzione non va inserita, è come se non esistesse.

Visto si stampi

L’ultimo redattore a controllare la cianografica (vedi) appone il cosiddetto “visto si stampi”, una firma, una sigla o un timbro che decreta che il testo è perfettamente pulito e può andare in stampa.

Nessun testo sarà mai completamente privo di refusi o imperfezioni: il dovere del correttore è tendere alla massima perfezione possibile, e sperare che le magagne rimaste siano pochissime e irrilevanti ai fini della fruizione del prodotto editoriale.

Riscontro

Quando indichi delle correzioni sulla stampata, tramite i simboli della correzione di bozze, oppure su Pdf, l’impaginatore provvederà a inserirle.

Poi girerà la nuova stampata a te o a un altro collega per fare il riscontro, ovvero controllare riga per riga che tutte le vostre correzioni siano state inserite correttamente.

Questo lavoro si compie fra una bozza e l’altra, come descritto qui.

Pesce

Nessuno ha mai saputo spiegarmi perché si chiami così, ma se vi capita di incontrare l’indicazione “pesce” sulla bozza sappiate che sta a indicare una parola “saltata”, rispetto all’originale, al momento di inserire delle correzioni.

Se per esempio tu avevate annotato a margine l’aggiunta “Il correttore di bozze lavora sempre sulla carta” e ti ritrovi “Il correttore di bozze sempre sulla carta”, bene, quello è un pesce e chi compie il riscontro (vedi) deve reinserire la parola mancante.

Collazione

Termine mutuato dalla filologia, indica l’operazione di riunire in un unico documento le correzioni fatte da due persone diverse.

In editoria ciò viene fatto soprattutto quando l’autore restituisce la propria bozza corretta (in genere è la prima bozza), e il correttore deve integrare le indicazioni e modifiche fatte dall’autore con le proprie, per poi fornire il tutto all’impaginatore.

Il quale le inserirà tutte e vi sottoporrà una nuova bozza, su cui fare il riscontro (vedi) e poi la successiva lettura.

DOI

Semplificando, il DOI (che sta per Digital Object Identifier) è un codice di identificazione per gli articoli scientifici, in qualche modo paragonabile a quello che è il codice ISBN per un volume cartaceo. Ha un aspetto di questo genere: DOI: 10.1055/s-0038-1646946.

Il testo impaginato: cosa ti serve sapere

La terminologia da conoscere per rivedere una bozza impaginata e per comunicare in modo efficace con il servizio di grafica e impaginazione.

Doppia

Indica la coppia di pagine composta dalla pagina di destra e da quella di sinistra di una bozza o di un libro.

Una cosa cui fare attenzione, durante la correzione, è che gli elementi di impaginazione e gli ingombri (vedi) siano coerenti fra loro: non si vorrà vedere una tabella che a destra comincia a una certa altezza e un’altra a sinistra che comincia un po’ più sotto, oppure due foto collocate in maniera disarmonica (ci si fa l’occhio col tempo), o peggio interlinee, font e corpi (vedi) diversi per elementi uguali.

Pagina pari/dispari

Sembra scontato, ma può confondere: la pagina pari è quella che ha un numero di pagina, appunto, pari (dalla 2 in poi, quindi) e, aprendo il libro, si trova a sinistra: verrà infatti chiamata anche “pagina di sinistra”.

La pagina dispari è naturalmente quella di destra.

Ti serve saperlo perché in genere i capitoli iniziano sempre sulla pagina dispari, mentre la pari potrebbe anche essere lasciata bianca. Anche gli occhielli stanno perlopiù sulla pagina di destra.

Interlinea

Lo spazio bianco che c’è fra un rigo e il rigo seguente. Ha generalmente una misura definita: se senti dire che un testo è formattato “a 11 su 12” significa che il testo avrà corpo 11, l’interlinea corpo 12.

Nel gergo sostituisce anche il concetto di “riga bianca”: lasciare un’interlinea significa banalmente (in Word) andare a capo due volte.

Font e corpo

Il font è ciò che i comuni mortali chiamano “carattere”, ad esempio l’Arial o il Times New Roman.

Il corpo si misura in punti, e indica quanto è “grande” la parola: corpo 12, o 12 punti, è il normale formato che puoi vedere in un documento Word, mentre un titolo potrà avere un corpo molto maggiore.

Se senti parlare di “corpo minore“, sappi che si fa riferimento a quelle porzioni di testo (didascalie, citazioni, abstract…) che spesso vengono messe in un corpo che è di uno o due punti più piccolo del testo normale.

Nel preparare un testo Word per l’impaginatore, puoi dare tu il corpo minore (con gli stili di Word oppure riducendo il corpo a mano) oppure segnalare il relativo testo attraverso un “segnale” concordato con l’impaginatore, per esempio [c.min] all’inizio e [/c.min] alla fine.

Apostrofi/virgolette a bastone, graziati

I font a bastone, o bastoni, sono quelli fatti di linee tutte dritte (come l’Arial); i font graziati, come il Times, hanno le “grazie”, ovvero quelle curve e riccioli di abbellimento.

Sia nei font a bastone che in quelli graziati, capita spesso che rimangano degli “apostrofi dritti”, o delle “virgolette dritte”, che hanno l’aspetto di lineette verticali anziché leggermente oblique (proprio come accade nei blog, dove l’apostrofo dritto è di default).

Questi vanno sostituiti o segnalati sempre. A volte vengono definiti anche “apici” o “apostrofi ad apice”, in riferimento al linguaggio informatico.

Testatina

Chiamata anche “titolo corrente”, è quella breve linea di testo che si trova spesso in cima a una pagina stampata.

In genere, la testatina di sinistra riporta autore e titolo del testo, quella di destra riporta il capitolo; ma può anche accadere che a sinistra compaia il capitolo e a destra il paragrafo, oppure che entrambe le testatine contengano il solo titolo generale, a seconda delle scelte dell’editore.

In ogni caso le testatine sono uno di quegli elementi che il correttore deve controllare minuziosamente, ripercorrendole una per una e confrontandole con il titolo corrispondente e con l’indice.

Ciò detto, ricordo una collega che scherzosamente parlava di un altro tipo di testatine: quelle che avrebbe voluto dare nel murino.

Vedova, orfana, righino

Le correzioni che il redattore deve fare non riguardano solo il testo, ma anche la sua disposizione.

In generale si cerca con ogni mezzo (ossia tagli, piccole aggiunte o l’uso di espedienti concessi dai programmi di impaginazione, come il track) di evitare che la pagina:

  • cominci con la riga terminale di un capoverso, ossia una riga non completa che finisce con un punto o due punti (questa è la vedova);

  • finisca con una riga preceduta da un’interlinea (questa è l’orfana);

  • presenti, alla fine di un capoverso, una riga costituita da una parola incompleta o da una parola molto breve (e questo è il righino).

Zoppa

Si tratta di una pagina (o una colonna) piena quasi per intero, alla quale mancano uno o due righi per completare l’ingombro (vedi).

Questa situazione è da evitare, così come il suo contrario, una pagina che consta solo di poche righe, per esempio alla fine di un capitolo (in genere, la tolleranza minima è di cinque righe).

Gabbia

La gabbia è l’insieme di linee e “scatole” virtuali in cui l’impaginatore stabilisce che saranno contenuti testi e immagini. Nei programmi di impaginazione appare come una linea colorata, in questo caso di fucsia (la linea azzurra è il mozzo, ovvero il punto in cui inizia il testo del capitolo dopo il titolo):

Nell’esempio che vedi, abbiamo un rigo di esubero (vedi) che dovrà essere sistemato intervenendo sul testo o sulle misure interne alla pagina (questo di solito lo fa l’impaginatore).

In un libro standard, i margini estremi della gabbia sono in alto le testatine (vedi), in basso le eventuali note a piè di pagina, a destra e a sinistra la giustezza (vedi) del testo.

Se ti dicono che ti hanno lasciato “un box di scarico fuori gabbia” significa che hanno collocato il testo in esubero (vedi), quello che tu dovrai tagliare, in una “scatola” che si trova al di fuori di questi margini, nella zona grigia del file di impaginazione.

Lorem ipsum, testo finto

Abbiamo già dedicato un post al lorem ipsum, spiegando che si tratta di un testo in pseudolatino, di nessun significato compiuto, che serve all’impaginatore per stabilire l’ingombro (vedi) di un testo.

A te sta segnalare che lì c’è del testo mancante o, se richiesto, completarlo in autonomia.

Giustezza

La giustezza è la larghezza massima occupata dal testo all’interno della gabbia (vedi). Un testo “giustificato” occupa l’intera giustezza, un testo ” a bandiera” (vedi sotto) non necessariamente.

Giustificato, centrato, a bandiera

Come tutti noi abbiamo imparato la prima volta in cui abbiamo usato un qualsiasi programma di scrittura, un testo può:

  • occupare l’intera giustezza (vedi), e dunque avere un aspetto uniforme (detto “a pacchetto” o “a blocchetto“);
  • essere disposto al centro della pagina (centrato);
  • toccare il margine destro o sinistro della gabbia (vedi).

Se tocca il margine destro, il testo di dice “a bandiera a destra”, come accade in genere alle citazioni iniziali e alle dediche, viceversa sarà “a bandiera a sinistra”.

Attenzione: se un testo è a bandiera di solito non ha sillabazione, a meno che nell’impaginarlo sia stato commesso qualche pasticcio che sta a te individuare.

Ingombro

Il termine è legato all’impaginazione e sta a indicare quanto spazio un brano di testo occuperà nella pagina.

Se ti dicono che bisogna ridurre/aumentare l’ingombro a dieci righe, significa che il testo che stai editando deve essere tagliato o rimpolpato finché riempirà esattamente lo spazio che gli è riservato nella pagina.

Si tratta di elementi da non sottovalutare: se è vero che il contenuto è la cosa più importante, lasciare un testo con un rigo di troppo per timore di intaccare una frase significa mettere in grossa crisi l’impaginatore e l’architettura del volume, costringendo magari l’ultimo che rivede la bozza a fare un taglio frettoloso e mal assortito per risolvere l’esubero (vedi).

Nell’editoria la capacità di prevenire i problemi è un punto di merito per un redattore!

Esubero

Se l’ingombro (vedi) previsto per un testo è di dieci righe e questo ne occupa dodici, significa che ha due righe di esubero.

Il taglio degli esuberi avviene generalmente nella prima bozza impaginata: meglio viene fatto, meno guai ci saranno in seguito.

Testo corrente o testo a correre

Potresti sentire queste espressioni in due diversi contesti.

Dal punto di vista di chi impagina, la frase “è tutto testo corrente” indica un testo costituito solo da parole, senza tabelle, immagini, grafici (che quindi richiede un tempo e un costo più contenuti).

Il testo corrente o a correre però è anche quello che prosegue direttamente dopo una tabella, un’immagine, una scheda, senza andare a pagina nuova. Se trovi l’indicazione, per esempio, “no testo corrente dopo la tabella” significa che il rigo di testo che segue dovrà andare a pagina nuova, lasciando la tabella da sola nella propria pagina.

A tutta pagina

Puoi indicare che un elemento della bozza (per esempio una tabella) deve andare a tutta pagina o a pagina piena quando vuoi che occupi interamente la pagina in cui si trova, prendendo tutto lo spazio disponibile.

Immagine parlante

Un’immagine che “dialoga” con il testo, rinforzando e rendendo più chiaro il significato. Per esempio, un’infermiera che sorride a un bambino in un capitolo sull’empatia del personale medico pediatrico.

Più nello specifico, l’immagine parlante può costituire un supporto didattico nei testi destinati a chi non conosce bene la lingua o nei testi per alunni con Bisogni Educativi Speciali.

Il lavoro editoriale: concetti chiave

Uniformità, uniformazione

Questo è un concetto chiave per chi lavora nell’editoria, collegato a quello delle norme editoriali (vedi). Ti consiglio di leggere anche Norme editoriali: che cosa sono, come applicarle.

Il principio è grossomodo il seguente: tutti gli elementi del testo devono tassativamente essere omogenei fra loro, per cui se io trovo “ONU” (Organizzazione delle Nazioni Unite) devo controllare nelle norme editoriali come è previsto che si debbano scrivere le sigle, e accertarmi (magari con il Trova/sostituisci) che in tutti i casi in cui questa sigla compare la grafia sia sempre la stessa, e non Onu, O.n.u., O.N.U.

Ma anche che non compaiano degli UN (United nations), a meno che il contesto lo richieda.

Questo vale per qualunque elemento: numeri, nomi, riferimenti bibliografici, note, sintagmi particolari (per esempio: “sciroppo d’acero” o “sciroppo di acero” in un libro sulla cucina canadese? E in conseguenza di ciò, “succo di uva” o “succo d’uva”? “De I promessi sposi” o “Dei Promessi sposi” in un saggio di letteratura?).

Buona parte delle uniformità da applicare sono segnalate nell’elenco delle norme editoriali, ma ogni lavoro richiederà le sue.

Come fare delle scelte, in caso di dubbio? Ne parliamo qui.

Norme editoriali o norme redazionali 

Le sentirai chiamare anche “normario” o “manuale di stile”. Costituiscono l’insieme di regole che garantiscono l’uniformità (vedi) delle pubblicazioni di un editore.

Molte sono comuni a tutti, altre sono peculiari della casa editrice, della collana, del singolo volume. Ne abbiamo parlato diffusamente e abbiamo raccolto un elenco di base qui.

Definitiva o definitivo

Così viene chiamato il file che viene inviato allo stampatore a lavoro concluso, perché lui lo usi per produrre la cianografica (vedi).

A questo stadio siamo ancora in tempo per piccole correzioni residue, ma solo se è indispensabile.

Cianografica

Spesso abbreviata in “ciano”, una volta si chiamava così perché era una stampata il cui inchiostro appariva blu (ciano, appunto).

Oggi il nome è rimasto per designare quella bozza definitiva che si prepara una volta chiusi i file per la stampa, e che viene sottoposta al redattore perché dia un’attentissima controllata finale, verificando che non manchi nulla, che le ultime correzioni siano state inserite, che numeri di pagina e testatine siano a posto…

Nella fase della cianografica si possono fare solo correzioni indispensabili. Il prestigio sociale di un redattore passa anche attraverso le saltuarie (vedi) che restano nella sua ciano.

Saltuarie o residue

Come il demonio, hanno molti nomi. Sono le correzioni che l’impaginatore ha dimenticato di inserire, e che dopo il riscontro (vedi) il redattore segnala.

Se si tratta di una seconda o terza bozza, o della cianografica (vedi), in genere per non costringere l’impaginatore a sfogliare l’intera stampata in cerca delle suddette si usa indicarle con un post-it (fisico o elettronico) che sporge dal margine.

Menabò

Prima di consegnare allo stampatore la definitiva (vedi) in genere si compila una specie di tabella che riproduce fedelmente la struttura del libro, indicando per ogni pagina se è bianca, se contiene un’immagine, se ospita l’inizio di un capitolo. Esempio: pag 1. – bianca; pag. 2. – copyright (vedi); pag. 3. – frontespizio; pag. 4 – bianca; pag. 5 – introduzione; pag. 8 bianca; pag. 9 – Capitolo primo. Come si compone un menabò.

Spesso coincide, o viene usato come suo sinonimo, con il timone (vedi).

Timone

Un documento che riproduce in forma grafica la struttura del testo, indicando la posizione degli elementi che lo compongono. Si usa soprattutto per le riviste e i progetti più complessi. Ne parliamo diffusamente qui.

Scheda promozionale o scheda di presentazione

Posto che il sistema di promozione e distribuzione del libro è in continua evoluzione, quando il promotore librario contatta le librerie o le catene di distribuzione per indurle a prendere in conto vendita un certo titolo si aiuta con una scheda compilata dall’editore, che in genere contiene: titolo, autore, data di uscita prevista, ISBN, prezzo; quarta di coperta (vedi), biografia dell’autore; destinatari dell’opera.

Questa scheda viene preparata con molto anticipo, perché il libro viene “presentato” ai librai molto prima che sia messo in stampa. La stesura della scheda è spesso compito di chi si è occupato della correzione del testo, cioè tu.

Attenzione: non coincide con la scheda di valutazione che gli agenti letterari fanno sugli inediti (vedi qui).

Come è fatto un libro

Le parti del libro stampato che è indispensabile saper chiamare con il giusto nome, dalla quarta di copertina alla bandella.

ISBN

Il codice numerico di identificazione internazionale di un libro. Fondamentale, viene riportato sia nella pagina del copyright (vedi) che sulla quarta di coperta (vedi). Va controllato con cento occhi.

Copyright

Di accezione ben più ampia, in questo mestiere la parola “copyright” viene usata per indicare l’insieme di indicazioni sulla proprietà dell’opera che generalmente vengono inserite a pagina 2:

  • codice ISBN (vedi)
  • anno di edizione
  • ristampe e seconde edizioni
  • nome dell’editore e di eventuali collaboratori (studio grafico, stampatore…)
  • eventualmente la data di stampa (talvolta riportata invece nel colophon, vedi)
  • crediti (vedi) fotografici o elementi legati al diritto d’autore
  • una frase che vieta la diffusione non autorizzata dei contenuti.

Sulla pagina del copyright non viene messo, di norma, il numero di pagina (così accade fino all’indice o, secondo le scelte, fino alla prima pagina di testo effettivo).

Colophon

Insieme di indicazioni che in un libro si sovrappongono talvolta al cosiddetto copyright (vedi) comparendo in seconda pagina; più spesso il colophon si trova nell’ultima pagina utile e riporta dati come il luogo e la data di stampa, il nome dello stampatore e diversi altri elementi secondo il caso.

Crediti

Nei crediti si specifica che la tale foto, il tale articolo o illustrazione o traduzione sono da ascrivere a un determinato autore e non ad altri.

Il caso più comune di errata corrige (vedi) riguarda proprio errori nei crediti e dunque nel colophon (vedi).

Frontespizio

La pagina iniziale che contiene (in corpo grande) il nome dell’autore, il titolo e il nome dell’editore del libro, riproducendo la struttura della copertina.

Di solito si trova nella pagina 3 (non numerata), in ogni caso sempre su una pagina dispari.

Occhiello

Può indicare la prima pagina fisica del libro, immediatamente dopo la copertina, contenente una piccola scritta che riporta per esempio il titolo, la collana o il numero del volume.

Più in generale, un occhiello è una piccola porzione di testo che “annuncia” qualcosa: per esempio la pagina bianca in cui compare la scritta “Prima parte” o “Appendici” è un occhiello.

Cose da stampatori che dovresti conoscere

Non sempre avrai a che fare con le procedure di stampa, ma è interessante e proficuo sapere quali sono i problemi tipici di questa fase, per prevenirli o (per lo meno) sapere di cosa si stia parlando in redazione.

Sedicesimo

Un sedicesimo è un foglio che viene inserito in una macchina per la stampa e ripiegato in modo da formare sedici pagine.

Il “fascicoletto” costituito da queste sedici pagine si chiama segnatura, ed è facilmente riconoscibile osservando il punto in cui le pagine si congiungono con la costa.

In realtà le moderne tecniche di stampa e digitalizzazione hanno reso il concetto di sedicesimo sempre meno rilevante, ma conoscerlo serve a capire perché potrebbe capitarti di sentire i colleghi discutere sul fatto che un volume di 81 pagine deve essere assolutamente tagliato o rimpolpato: stampando in sedicesimi si otterrebbero 5 segnature + 1 pagina sola, cosa non fattibile.

Talvolta al sedicesimo, se necessario, si può aggiungere un “quartino” (quattro pagine).

Taglio

Il margine libero della pagina stampata, dove appunto il foglio è stato tagliato dalla macchina in fase di stampa.

Puoi sentirlo nominare quando ci sono immagini stampate a vivo, cioè che toccano i bordi della pagina, come in un catalogo d’arte: devono essere impaginate con un margine che “sborda” oltre il taglio, per evitare il rischio che una imperfezione nella confezione del libro faccia spuntare un antiestetico spazio bianco irregolare.

Crocino di registro

Lo trovi nella cianografica (vedi) e serve a centrare la pagina durante la fase di stampa. A te non serve, ma è bene sapere che aspetto ha per non stupirti della sua presenza.

Errata corrige

Consiste in un messaggio che può comparire nella seconda edizione di un volume, nel numero successivo di una rivista oppure sotto forma di talloncino inserito all’ultimo momento in una pubblicazione già stampata.

Raccoglie i possibili errori che sono sfuggiti al correttore e sono stati notati a stampa avvenuta. Naturalmente si tratta di una situazione estrema che si cerca di evitare.

Chi non avesse ancora letto Storia dell’assedio di Lisbona vi troverà un famoso errata corrige.

Formato

Il formato del libro influenza la gabbia, il numero di cartelle e di conseguenza la foliazione (vedi). I formati più usati sono:

  • 17×24
  • 10×21
  • 15×21
  • 13×20
  • 14,85×21 (A5)
  • 21×29,7 (A4)

Foliazione

Questa parola serve a indicare, in sostanza, quante pagine ci sono nel libro. Se ti chiedono la foliazione di un libro per il quale sono previste 350 pagine, la risposta è 350.

Rilegatura

Non riguarda il tuo lavoro, ma può esserti utile sapere che cosa significa. Esistono diversi modi per rilegare un libro, i più comuni sono:

  • brossura fresata o “a colla”, quella delle edizioni economiche
  • brossura cucita a filo refe: le segnature sono cucite al centro con un filo
  • rilegatura cartonata: lo stesso, ma con copertina rigida di cartone.

La copertina

La copertina viene controllata maniacalmente da più persone, perché è la più esposta al cosiddetto “elefante nella stanza”, ossia un errore talmente evidente che sfugge a tutti.

Per esempio, il titolo riportato nella costa o dorso corrisponde a quello indicato sul piatto e nel frontespizio? E il nome dell’autore?

Quanto alla struttura della copertina, ecco i suoi elementi:

  • il piatto è il “davanti”;
  • la costa o costola, come saprai, è il dorso: la parte stretta che appare quando il libro è nello scaffale;
  • la quarta è il “dietro”
  • i risguardi (o guardie) sono le parti interne della copertina, talvolta dotati di una sorta di pagina aggiuntiva in carta leggera che “racchiude” il libro.

Quarta di coperta

La quarta di coperta, o più semplicemente “quarta”, è il retro della copertina e si oppone al “piatto” o “prima di coperta”, il davanti.

Contiene in genere ISBN, prezzo, codice a barre e molto spesso un testo atto a presentare il libro e una breve biografia dell’autore (che talvolta è invece raccolta nelle alette).

Entrambe cose che spesso vengono scritte dal correttore: se ti chiedono “Buttami giù la quarta”, ti stanno chiedendo questo.

Sovraccoperta

I libri con copertina rigida o cartonati hanno a volte una sovraccopertina più leggera e lucida, spesso illustrata vivacemente.

Dovrai controllare che tutti gli elementi siano corretti e corrispondano alla copertina, al frontespizio, al colophon…

Alette o bandelle

Le due parti della sovraccoperta che sono ripiegate all’interno della copertina. Spesso contengono testo: una presentazione del libro (talvolta una vera e propria quarta) a sinistra, la biografia dell’autore a destra.

Fascetta

Il cartoncino promozionale che tutti usiamo come segnalibro: contiene in genere un disclaimer come “Il bestseller da 2 milioni di copie”, “Il nuovo capitolo della saga Tale”, “Candidato al Premio Strega”.

Tutte queste informazioni, e molte altre, sono raccolte sotto forma di lezioni online (con esercizi ed esempi pratici) all’interno dei nostri corsi. Ti consiglio di dare un’occhiata!

19 pensieri su “Correzione bozze: le parole del mestiere

  1. Domanda: come faccio, leggendo un testo, a capire il corpo del carattere?
    leggo un libro e mi chiedo: in che corpo è scritto? come posso misurarlo e ho la possibilità effettivamente di misurarlo? il carattere credo si debba andare come dire… “a prove”… digitando su word alcune lettere magari, e cercare di capire quali possono corrispondere al testo. ma la dimensione del carattere?
    so che la domanda ha un che di assurdo, ma mi è venuto questo pallino in testa e non me lo tolgo più… 😀
    potete soddisfare la mia curiosità?
    grazie… e grandi come sempre!

    • in effetti c’è uno strumento specifico, si chiama tipometro e una sommaria descrizione di come si adoperi la trovi in E. Mistretta, “L’editoria” (il Mulino, prima ed. 2002). Però non è facile capirlo, soprattutto se non lo hai mai usato, e temo che sia ancora più difficile trovarlo (il tipometro)…

      • in effetti ho preso il libro di mistretta 😀
        è spiegato ma, come dici tu, è difficile capire, in modo particolare non avendolo mai usato…
        oltrettutto credo che in word le dimensioni differiscano, magari per quanto poco, da quelle che poi si trovano nei libri, dato che vengono usati particolari programmi…
        in ogni caso, grazie anche a te alessandro per il tuo consiglio! 😀

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